Dopo la Hadid ecco la seconda donna che vince il più prestigioso premio per l'architettura, tra i suoi predecessori ricordiamo gli italiani Aldo Rossi e Renzo Piano, rispettivamente nel 1990 e nel 1998.
Qui un po' di foto.

Le prime volte che ci troviamo a spiegare cosa sono le lastre Fermacell Gessofibra, la domanda che più spesso ci viene rivolta è la seguente: è una specie di cartongesso? La risposta è SI e NO.
SI perché utilizza la stessa sottostruttura metallica per cartongesso nelle realizzazioni di pareti e contropareti (guide e montanti);
SI perché la posa e la manodopera impiegata sono molto simili alla posa di normalissime lastre di cartongesso;
SI perché la velocità di posa e la pulizia in cantiere sono assai simili ai risultati ottenibili con il cartongesso.
NO perché le lastre sono totalmente diverse nella composizione: il cartongesso è gesso all’interno rivestito di carta sui 2 lati esterni; la lastra Fermacell Gessofibra è un impasto di gesso e fibra di cellulosa (carte dei giornali riciclata) e questa fibra è presente lungo tutta la profondità della lastra e ne costituisce l’armatura.
NO perché da quanto detto sopra, la lastra di cartongesso ha una capacità di portare carichi sospesi assai limitata (se non è aiutato da sottostrutture) mentre le lastre Fermacell Gessofibra hanno capacità di portare, direttamente sulla lastra, carichi sospesi addirittura superiori ad un normale forato in laterizio.
NO perché le lastre in cartongesso NON sono in Classe 0 per la reazione al fuoco (a meno di specifica richiesta) mentre le lastre Fermacell Gessofibra sono tutte in Classe 0 (in caso di incendio non sviluppano fumi nocivi).
NO perché le normali lastre in cartongesso hanno una limitata capacità di assorbimento degli urti, mentre le lastre Fermacell Gessofibra hanno superato tutte le prove delle sollecitazioni da corpo molle (ad esempio una persona che va a dare una “spallata” alla parete) e da corpo duro (ad esempio una barella da ospedale che va a sbattere contro la parete) ottenendo per entrambi la certificazione eseguita sulla base della norma DIN 4103 parte 1.
NO perché le lastre in cartongesso pur dando un isolamento acustico nettamente superiore alla soluzione in laterizio tradizionale, non raggiungono, a parità di spessori, i valori di isolamento acustico ottenibili con le lastre Fermacell Gessofibra.
NO perché le lastre in cartongesso non hanno alcun attestato di biocompatibilità, mentre le lastre Fermacell sono in tutto e per tutto un prodotto che rispetta tutti i canoni della bioedilizia: nella produzione e nel prodotto finale. Infatti già da parecchi anni i prodotti FERMACELL si fregiano delle seguenti prestigiose attestazioni:
1. IBÖ "Istituto austriaco per la bioedilizia"
2. Del prestigioso marchio "TESTATO E CONSIGLIATO DA IBR" (Cert. - No. 3001-100), rilasciato dall'Istituto per la Bioedilizia Rosenheim GmbH in base agli eccellenti risultati dei controlli effettuati sui prodotti FERMACELL.
3. In aggiunta a questi marchi, è stato recentemente ottenuto da FERMACELL la prestigiosa certificazione "Product low emission" dell' "Eco-INSTITUT" di Colonia (Germania). Sono stati sottoposti a controllo (Test 15025-1/2/3) i seguenti prodotti: - FERMACELL Gessofibra - FERMACELL Stucco per giunti - FERMACELL Adesivo per giunti (indurito) che sono stati valutati con protocolli di controllo basati su normativa armonizzata europea riguardante: - contenuto (composizione) ed emissioni dei prodotti; - implicazioni delle emissioni dei prodotti nell'ambiente abitativo (compatibilità e mancanza di controindicazioni nei riguardi della salute umana e dell'igiene ambientale) In base ai risultati ottenuti da tutti i prodotti sopracitati, "Eco-INSTITUT" ha emesso il marchio (Label) "Product low emission/Produkt emissionsarm/" (marchio esclusivo di tale prestigioso istituto).
Quindi non solo un prodotto totalmente naturale nella composizione dei singoli elementi, ma anche un prodotto che in tutte le fasi della produzione, rispetta tutti i parametri di biocompatibilità e rispetto per l’ambiente attestata dei più severi istituti di certificazione a livello mondiale: una vera garanzia per chi ha anche a cuore il pianeta sul quale viviamo.
Alluminio riciclato Il 50 % degli oggetti di alluminio che ci capitano quotidianamente in mano potrebbero essere fatti di metallo riciclato. Partire da oggetti di alluminio, invece che dai minerali di bauxite, fa risparmiare il 95% dell’energia necessaria. l’Italia e’ il terzo Paese al mondo per quantità di alluminio riciclato e le 200 aziende che vi si dedicano hanno un giro d’affari di 11 milioni di euro. Bello? Si, ma le cose stanno per cambiare. CocaCola ha deciso di smettere di imbottigliare le sue bibite in lattine di alluminio. Ha lanciato le “sleek” le nuove lattine “più magre e slanciate” che, invece di essere fatte di alluminio ed essere facilmente riciclabili, sono fatte d’acciaio. L’acciaio attualmente costa meno dell’alluminio. Non importa che pesi di più, che sia più difficile da riciclare… Cocacola si fa pubblicità ecologica presentando alle olimpiadi i suoi distributori refrigerati senza idrofluorocarburi, da cui (ops) escono lattine pesanti.
[ 26.03.2010; 14:00; ] Presentazione del libro presso il Salone del Restauro a Ferrara.
Questa piccola enciclopedia del dubbio, nel gran deserto delle certezze, è una raccolta di 100 tracce, spie e paradossi descritti con minimi racconti che mandano in tilt i nostri luoghi comuni.
Ad uno sguardo fanciullo l’architettura italiana offre molti motivi per ridere di gusto e per meravigliarsi. L’autore propone semplici strategie in pillole per ricordarci che nella nostra epoca frenetica, distratta, seriosa e spietata c’è bisogno di ironia, pazienza, tolleranza, gentilezza, lentezza, umiltà e prima di tutto di timidezza. La timidezza non è una malattia ma una virtù preziosa che ci insegna a maneggiare il mondo con delicatezza ponendoci molti dubbi e chiedendo permesso prima di agire. In un mondo di sopraffazione sfacciata la nonviolenza verso le cose è la più grande forza a nostra disposizione. La vera ricchezza dell’architetto timido è data dal saper intervenire con poco, del quale poco non vi è mai penuria, utilizzando la conoscenza, la conservazione dell’esistente e la stratificazione della nuova architettura con cautela, attenzione, affetto, umiltà e intelligenza. Forse nei progetti è più importante presentare l’elenco delle cose non fatte chiedendoci: e se provassi a non fare questo? E quest’altro? Così le azioni della SAA Shy Architecture Association (associazione per l’architettura timida) sono provocatorie (l’invenzione del miracoloso farmaco Timidina), ironiche (la patente a punti per il restauro) e meravigliosamente sconclusionate. Ma spesso giocando si può affermare qualche brandello di verità. In un mondo dove tutti sono seriosi, l’architettura timida pratica il marameo come strumento per dare sapore e musicalità alla vita e allargare l’orizzonte per sollevare il nostro sguardo, per non prenderci troppo sul serio. Così in questo strano momento in cui il vecchio mondo sta morendo ma il nuovo non è ancora nato, il pensiero timido ci insegna a tentare una piccola rivoluzione che, nel mare della vita, può essere un vero e proprio pesce d’aprile.
Marco Ermentini (Crema 1956). Architetto. E’ presidente della Shy Architecture Association www.shyarch.it che raggruppa il movimento per l’architettura timida. Ha vinto nel 1995 il Premio Assisi per il miglior restauro eseguito in Italia (il Campanile del Duomo di Crema). Lavora nello studio di architettura fondato dal padre sessanta anni fa “Ermentini Architetti” con la sorella Laura: qui si sperimenta un’architettura attenta alle persone e alle cose, un piccolo laboratorio di studio e applicazione dell’arte millenaria dell’abitare. Suona il pianoforte nell’Orchestra Karanovic, l’unico gruppo di jazz gnostico. E’ autore di alcuni libri, il più recente: Restauro Timido, architettura, affetto, gioco, Nardini Editore, 2007 ( II edizione ).
Vitra festeggia il 50° anniversario della prima sedia che ha prodotto!
Inviato da Valentina Ciuffi
Nel 2010 ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita di Panton Chair, la prima sedia prodotta da Vitra, icona del design e simbolo di un’ epoca. E’ infatti proprio tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 che Verner Panton inizia a studiare questa sedia rivoluzionaria, che verrà poi messa in commercio solo nel 1967 e sottoposta nel tempo a numerose modifiche per quanto riguarda i materiali e le tecniche di produzione.
Perdetevi nelle tante belle, e disparate, immagini che l’hanno ritratta nel corso degli ultimi 5 decenni! Dai primi schizzi che le hanno dato forma alle pose sinuose di Amanda Lear attorno alle curve di questa sedia leggendaria…
www.design-museum.de