venerdì 26 febbraio 2010

Ugo Rosa Vs. Roberto Peregalli

Non guardo più 'che tempo che fa' perché la Litizzetto non mi fa più ridere, per cui mi era sfuggita la presentazione del libro di Roberto Peregalli.

Che metto qui per chi se la vuole vedere:
Parte 1
Parte 2

Ma su Abitare, prolificissimo blog, leggo un'interessante articolo di Ugo Rosa che, comunque, fa riflettere.

Roberto Peregalli

“Ma il filisteismo sistematico e reso dominante non è, per il fatto di avere un sistema, ancora cultura, e neppure cattiva cultura, bensì sempre e soltanto il contrario di essa, ossia barbarie durevolmente fondata.”

Friedrich Nietzsche

Gli esperti di urbanistica, architettura e arredamento da noi non si contano.

Si fa prima a contare quelli che di questi argomenti non ne capiscono niente come, per esempio, il sottoscritto; saremo si e no un centinaio (contandoci pure gli extracomunitari nomadi ai quali la questione interessa poco) e tra noi non si parla mai né d’architettura né d’arredamento, a parte, naturalmente, i convenevoli: “Ma che bella casa!” “Ma guarda, tu hai proprio il pollice verde!” “Mi devi dire dov’è che hai comprato quella tenda? Al “faidatè”?! Ma pensa!” “E quella tromba sopra il divanetto chi la suona? Ahhh! E’ una scultura moderna…ma suona per davvero?”.

Gli altri sessantamilioni, viceversa, parlano di arredamento e urbanistica con competenza sbalorditiva e ne scrivono, pure, ogni giorno, spiegandoci (ma considerato che noi incompetenti siamo uno su centomila, più che altro se lo spiegano tra loro…) quali sono i problemi veri dei centri storici e delle periferie, che cosa, nella pratica corrente, si deve fare per risolverli e, tra una cosa e l’altra, in che modo va arredato un salotto in stile Impero.

La loro competenza non si limita al tinello e neanche al perimetro urbano, essa si estende alle campagne, che essi definiscono (tra connaisseurs…) “territorio”.

E c’è sempre da fare quando si tratta di salvaguardare questo territorio: lottare strenuamente contro le pale eoliche, caldeggiare i lampioncini in stile ottocento e saggiare il campo per un’eventuale reintroduzione del calesse nei centri storici e nel circondario.

Appena si entra in edicola (bussola essenziale per comprendere lo stato dell’arte…) l’occhio viene captato da centinaia di riviste che esaminano l’argomento da ogni punto di vista: bellezze architettoniche, beni monumentali, arredamento d’interni e oggettistica e poi gli annessi e i connessi: agricoltura biologica, diete naturalistiche e pietanze all’olio d’oliva cucinate nel forno a legna dell’antica cascina.

Si va, come voleva il tanto deprecato Walter Gropius (…non so chi sia ma da come ne parlano doveva essere una specie di serial killer), proprio “dal cucchiaio alla città” e poi si torna dalla città al cucchiaio al prezzo di un biglietto della metropolitana.

Tra i personaggi che, da Fazio, ci spiegano come ci si deve occupare dell’ambiente urbano e in che modo scegliere la tenda del soggiorno, un posto di riguardo ce l’ha questo arredamentista per ricchi che risponde al nome di Peregalli Roberto.

Architetto? Ma levati…acca nisciuno è fesso…fisiofolo pure lui…e, il furbetto, fisiofoleggia da tappezziere.

Un classico, in tutti i sensi.

Questo Peregalli, detto per inciso, è anche una mina vagante.

Non solo per il danno che causa all’architettura in un paese come questo in cui, se di qualche cosa c’è bisogno, non è affatto di salvaguardarne i rottami (che in qualche modo tirano a campare) ma di abolire una classe di amministratori beceri e ignoranti (quando non corrotti) che di un progetto d’architettura non vede che la firma e una burocrazia ottusa e incapace (quando non corrotta) annidata nelle soprintendenze e negli uffici tecnici, che rende impossibile progettarla e costruirla.

E’ una mina vagante in primo luogo perché le sue parole, proprio come le mine antiuomo, sono insospettabili ed esplodono a sorpresa.

Non tutte le cose che dice, infatti, sono state, all’atto di essere concepite (da altri, in altri luoghi e in un altro tempo…) pericolose sciocchezze. Esse tendono irresistibilmente a diventarlo nel mentre che le sta dicendo lui; nel luogo in cui le dice e nel momento in cui le dice. Questo è un mistero che merita di essere indagato a fondo.

Anche perché è una cosa che in Italia succede sempre più spesso: affermazioni innocue, qualche volta banali e qualche altra perfino non prive di un qualche elementare buon senso, si trasformano in coglionate o, peggio, in strumenti di tortura intellettuale, appena vengono pronunciate da certi personaggi e in particolari ambienti.

E non accade solo questo: ci sono, d’altra parte, certe sconcezze che ormai non hanno neppure bisogno di essere pronunciate perché aleggiano nell’aria anche se si parla d’altro.

Quando, per esempio, io vedo gente come Calderoli o come il gazzettiere da guinzaglio Alessandro Sallusti so benissimo le oscenità che gli passano per la testa anche se, per avventura, evitano accuratamente di dirle. Perché quelle oscenità sono disegnate, una per una, sulla loro faccia che, pur avendo dei limiti fisici (come tutte le facce…) conserva sempre spazio per altre volgarità, pur sempre non dette e, addirittura, indicibili.

Perché ciò accade? E come è possibile?

Ecco un argomento che dovrebbe appassionare il sociologo, il filosofo, lo strizzacervelli e perfino il prete, perché, ammettiamolo, c’è qualcosa di diabolico in tutto questo.

Ma abbandoniamo l’insondabile e torniamo al fisiofolo da interni Peregalli.

Non è, ripeto, che proprio tutte le cose che dice siano sbagliate: è lui che è sbagliato.

Un errore di sintassi fatto persona.

Pensate: questo tizio è un arredamentista che ha sì studiato fisiolofia ma, per esercitare questo mestiere (che se non è il più antico del mondo ci manca poco…e, ad ogni modo, è certo il più diffuso), è andato a bottega da uno che, nella vita pratica si muoveva bene, uno che di mestiere faceva lo scenografo ma per arrotondare arredava casa ai miliardari.

Si chiamava Mongiardino, questo maestro, e fu l’arredatore di fiducia di persone come Onassis, Niarchos, Rotschild e von Thyssen.

Nel coccodrillo, pubblicato sul Corriere della sera in data 17 gennaio 1998 è scritto:

“Creativo, ingegnoso, Mongiardino ha saputo creare un certo stile, utilizzando artigiani abilissimi nel ricreare i finti marmi, i finti legni, le finte piastrelle, gli intarsi, il capitonné, lo stile ‘800, l’ispirazione a Greci, Romani, Etruschi, ai maestri del Rinascimento, con abilità, con equilibrio e l’accurata preparazione di una miriade di studi, disegni, bozzetti.”

Tutto finto insomma, tranne la sua morte che, infine, risultò vera.

Non ha lasciato, Mongiardino, traccia nel campo dell’architettura ma nell’ambiente dei doratori, degli stuccatori e dei tappezzieri il solco non è ancora stato colmato.

E Peregalli ha imparato tutto da lui.

Anche lui lavora con marmi finti, finti legni, finte piastrelle e, per arredare la casa del proprietario del “Billionaire”, del tenutario di reti televisive e del venditore di telefonini e gadget elettronici si ispira ad Andrea Palladio e a Percier e Fontaine.

Oggi viene ospitato in un finto programma culturale che fa finta di intrattenerci con le battute fintamente spiritose di un tele-tenutario che fa finta di essere intelligente, si siede nella sua poltroncina di cartoncino-finto legno, fa finta di star comodo davanti a una scenografia fatta di cieli finti mentre un pubblico finto fa finta di divertirsi e che fa?

In quello studio in cui di autentico non c’è che lo scialbore delle trovatine di Fazio, lui ci spiega quant’è bella l’autenticità.

E mentre Fazio ci spiega a sua volta che “l’assunto del libro è a pagina undici”ed è, nientemeno: “Che noi siamo fatti di tempo” questo Roberto Allevi della pagina scritta (nomen numen?) conferma che “La nostalgia esiste” e ribadisce che “non c’è più un alfabeto mentre un tempo ce l’avevamo, per questo a Dubai non c’è niente che assomiglia all’architettura di Leon Battista Alberti”.

L’alfabeto, dunque, è quello che ci fa difetto, se avessimo un alfabeto saremmo a cavallo, potremmo fare, infatti, le cose che faceva Leon Battista Alberti.

E per di più le potremmo fare a Dubai!

Perle di saggezza.

Ma quale sarebbe questo alfabeto da imparare?

Vedete, egli, come dicevo, nasce fisiolofo.

E in quanto fisiolofo i temi della nostalgia e della polvere dei secoli gli sono congeniali, ma, poiché, da vero fisiolofo, è fedele a se stesso, la sua fisiolofia è fasulla come le sue piastrelle e la sua parlantina lo è ancora di più.

A quest’uomo, per essere veramente “ancien regime” non manca solo la parrucca: ciò che davvero gli fa difetto è una petite boite con il tabacco da fiuto proveniente dalle colonie del nuovo mondo.

Fazio, ogni volta che lo vede, è incantato e viene preso anche lui dalla nostalgia: “Ricordi? Ci presentò Mike Bongiorno…” ma in realtà è del suo appartamento che ha nostalgia.

La casa, infatti, se l’è fatta (temo) arredare da lui.

Dunque piastrelle finte, cesso finto, tavolo da pranzo in trompe l’oeil con mele e carotine dipinte e un finto alano nel tinello. Ogni mezz’ora suona l’orologio finto del finto Big Ben, una volta al dì arrivano i finti soldati col colbacco di finto pelo d’orso e si fa il cambio della guardia. I vicini (veri) vengono a turno per le fotografie, c’è anche una sagoma a grandezza naturale della regina Elisabetta.

Tutto molto raffinato, nello stile del Mongiardino che a sua volta lavorava nello stile degli arredatori di Nonna Abelarda.

Ma ecco cosa scrive di queste sublimi raffinatezze don Camillo Langone (noto per la sua spericolata competenza nel campo dei manicaretti e dell’architettura ecclesiastica) sul “Foglio”, quotidiano che della raffinatezza fa il suo pane quotidiano:

“…le aspettative estetiche non rimangono deluse. Come arredamento ci siamo decisamente, dal pavimento alla boiserie alle applique. Elisabetta – stiamo parlando di Elisabetta Sgarbi, non di Sua Maestà…- ha occhio preciso, lo stile evocato dai due “architetti da camera” (Roberto Peregalli e Laura Sartori Rimini) non è liberty e non è anni Trenta, siamo calati negli anni Venti e quindi in un libro di Pitigrilli, autore che fa due volte al caso nostro: sia perché pubblicato da Bompiani (catalogo sgarbiano) sia perché i suoi titoli sembrano alludere alla fauna del locale.”

Nemmeno il pensiero di Langone, come potete vedere, delude mai le nostre aspettative estetiche.

Lo stile, dunque, non è Liberty (perché mai avrebbe dovuto esserlo? Nessuna risposta) non è anni Trenta (ripetiamo la domanda e il silenzio persiste) ma è, invece, anni venti (ah! Ora sì che ci siamo…).

Insomma siamo, manco a dirlo, in un libro di Pitigrilli con il quale il Peregalli condivide nientemeno che una vocale e un bel po’ di consonanti: affinità che per un cervello fino come Langone sono decisive..

Dunque “fa due volte al caso nostro”: una volta per Langone e una volta per Peregalli.

Ci siamo de-ci-sa-men-te.

Ora, vi prego, indossate il fracche e la faccia d’occasione (come dice la canzone…quale? quella di Gastone con le donne a profusione che fa rima con Langone ed il guanto a pendolone), fate un fischio al postiglione (pure in rima con Langone che va sempre a pecorone e del cinema è il padrone) che, con il vostro elegantissimo phaeton, vi staziona sotto casa e recatevi immantinente da Giacomo: www.giacomomilano.com

Chez Giacomo.

Ci siete?

Bene, accomodatevi pure dentro una cornice.

Gli anni venti non c’entrano, come potete vedere, una minchia.

Perché in realtà le scenografie d’interni di questo arredamentista fisiofolo sono ibridi mostruosi nei quali il biedermeier viene cucinato alle vongole e condito con quantità impressionanti di aglio e cipolla: un prodotto nauseante di cui s’ingozza questa magnifica classe dirigente italiana fatta di tenutari televisivi miliardari, veline maritate a calciatori e calciatori intronati, gazzettieri alla Langone che degustano vini e pasta e ceci per poi scriverne col mignoletto alzato e nobildonne che la danno a buon prezzo per sbarcare il lunario.

Ma è lì che il pensiero fisiolofico-arredamentistico di cotesto Peregalli emerge, imbottito in capitonnè, tra i drappeggi di chintz, le dormeuses in stile impero e le boiseries in finto legno dei suoi arredamenti, vedendo i quali è difficile non parafrasare Adolf Loos “Verrà il giorno in cui una cella arredata da quest’uomo sarà considerata un’inasprimento della pena” (fatte le debite proporzioni: visto che Loos si riferiva a Van de Velde).

Così, in omaggio a queste riflessioni storico-fisiolofiche, nei suoi arredamentismi, insieme a quelle poltrone parlanti e a quei divani che ballano il minuetto, viene fornito anche il fantasma di Maria Antonietta con la testa sul vassoio e, a richiesta, la seggetta cacatoria di Luigi XVI. E ognuna di queste cose fa pensare: al tempo che fu e alla sua raffinatezza.

Tutto qui.

Vi sembra poco?

No, poco non è: perché questa palude è quella dove affiorano le pensate estetiche del ceto medio riflessivo, quel pensiero moderato che, quando mette il broncio perché il migrante rompe i coglioni e “questi negri li dovremmo mandare a badare ai cammelli a calci nel culo”, comincia a ponzare al tempo che si fugge e alla nostalgia.

Lui, il Peregalli, in rappresentanza di quelle pere bollite, va da Fazio e ci dice tutto sulla polvere dei secoli, siede davanti a quel tirabusciò col cravattino e ci spiega com’è che si fa a vedere l’invisibile.

Fa la scarpetta nella salsa all’amatriciana con le madeleines firmate “Guermantes”, lui, e per giunta schiocca la lingua dopo averle ingurgitate.

Pensa e ricorda.

Fisiolofeggia arredamentando e arredamenta fisiolofeggiando.

Appartiene, questo Peregalli, ad una tipologia che in Italia è, come si dice, “trasversale” e va per la maggiore: quella del giovanotto svelto, con lo scilinguagnolo e la preziosa capacità di smerciare, con gli sconti, fondi di magazzino come frutti dell’ultim’ora, banalizzando perfino ciò che, per sua natura, non può essere banalizzato.

Grazie alla elasticità (diciamo così) italiana, questo genere di attività, per quanto dannosa all’ambiente e agli uomini, non viene rilevata come truffa e non solo è tollerata ma offre ottime possibilità di successo.

Ecco: Fabio Fazio che cita Martin Heidegger pescandolo con la rete a strascico da un libro del Peregalli (nel corso, pensate un poco, di una intervista a “Che tempo che fa”…) questo è ciò che si può ragionevolmente definire un crimine contro l’umanità.

Aggravato, come sempre, da quella “banalità del male” su cui proprio una celebre allieva (e fidanzata…en passant) di Heidegger ci ha spiegato praticamente tutto.

A Norimberga, però, i responsabili avrebbero potuto essere puniti con la pena capitale, nella meravigliosa Italia dei nostri giorni questo genere di misfatti si nasconde dietro il lenzuolino del ridicolo evitando ai colpevoli perfino gli arresti domiciliari: quattro risate, una pacca sulle spalle e via a citare Heidegger in un’altra bella trasmissione televisiva nella quale un raffinato critico d’arte ti ringhia in risposta una citazione di Aby Warburg senza averlo mai né letto né capito.

Ma è quello che si merita l’ambiente.

E’ quello che si meritano critici e architetti che per vent’anni hanno scherzato col fuoco senza neppure intuire il baratro verso il quale erano allegramente diretti.

Professori universitari, critici à la page, gestori di riviste specializzate, architetti di grido: cretini inarrivabili.

Peregalli è quello che vi meritate.

Sgarbi è quello che vi meritate.

Zecchi è quello che vi meritate.

Ora prendetevela (con rispetto parlando) nel culo.

Ugo Rosa

QUI il blog di Ugo Rosa
QUI l'articolo su Abitare

mercoledì 24 febbraio 2010

Se l'operaio non va al panino il panino va all'operaio


Via Viaggi di Architettura

Pranzetti ad alta quota a Ground Zero


Niente è comparabile ad un pranzetto ad alta quota come quello offerto da Subway agli operai del World Trade Center di New York. Sembra che il problema "tempo", per la lunga ristorazione degli operai, altrimenti impegnati in tragitti verticali improponibili, sia così risolto. Il più grande franchising - 32.000 ristoranti in 90 paesi – di panini nel mondo, con l’ausilio di una gru porta il suo ristorante/container all’”altezza” degli operai. Il container rimane sospeso su una piattaforma idraulica nel bel mezzo del struttura dell'edificio in costruzione. Come tutti gli altri Subway sparsi in giro per il globo, sforna pane fresco e, per gli operai del WTC, il menù fa anche eccezioni non previste nei Subway terrestri: hot dog, hamburger e pretzel newyorkesi sono serviti ad alta quota. I pranzi offerti non generano profitto per Subway che ci guadagna pubblicizzando il suo brand in modo creativo, soddisfacendo il palato e ottimizzando i tempi.

venerdì 19 febbraio 2010

StudioDesk

Faccio un'incursione in un settore che non è proprio il mio per segnalare questo tavolo studiato per far scomparire i cavi agli utilizzatori dei notebook:

Tutte le indicazioni qui: http://www.bluelounge.com/studiodesk.php
Comunque c'è chi se lo fa in casa ..... http://lifehacker.com/5474902/the-diy-studiodesk-office

La società degli oggetti


ISAI, Istituto Superiore Architettura d’Interni, in occasione del Trentennale di fondazione della scuola , organizza due mostre legate all’attività didattica e ai temi dell’interior design; entrambe previste a Vicenza dal 20 febbraio al 7 marzo 2010.

La società degli oggetti
Episodi del design italiano 1960-2000
Inaugurazione Sabato 20 Febbraio 2010 > ore 17:00
Chiesa San Silvestro Contrà San Silvesto Vicenza
20 Febbraio > 7 Marzo 2010
Tutti i giorni 16:00 > 19:00
Ingresso libero


ISAI at work

Didattica e progetto 1980-2010

Chiesa San Giacomo

Stradella San Giacomo Vicenza

20 Febbraio > 7 Marzo 2010

Tutti i giorni 16:00 > 19:00

Ingresso libero


Per maggiori informazioni può essere contattata la segreteria del nostro istituto al numero 0444/526104 o via mail a: isaivicenza@gmail.com





giovedì 18 febbraio 2010

M9 a Mestre



Da Abitare.it un intervento di Ludovico Centis sul nuovo polo museale a Mestre, M9 e sul concorso di progettazione che deciderà chi ne realizzerà la nuova sede.

Due brevi citazioni, in fondo il link per tutto l'articolo:

Durante la sua esposizione, Francesco Dal Co, citando il polemico saggio di Jean Clair “La crisi dei musei”, sottolinea come i musei, nel bene e nel male, rivestano oggi il ruolo delle antiche cattedrali. La scelta sembra dunque coerente e necessaria: M9 sarà la nuova Cattedrale di Mestre.

M9 è un progetto promosso dalla Fondazione di Venezia, un ente privato che agisce dagli inizi degli anni ‘90 nel panorama culturale ed educativo della città. La Fondazione, grazie all’acquisizione di tre lotti contigui nel centro di Mestre inclusi in un piano di recupero di iniziativa pubblica, intende realizzare un nuovo quartiere della cultura, dotato di sedi, attività e servizi, per un totale di 40.000 mc, 8000 mq di superficie lorda e un’altezza massima degli edifici di 30 metri. Il programma prevede tre funzioni principali: il Museo del Novecento (8.000 mq), istituzione dedicata alle grandi trasformazioni sociali di Mestre nel XX secolo e concepita secondo i più avanzati standard della conservazione e dell’interattività in ambito museale, che sorgerà sul sito dell’ex Caserma Pascoli; unità commerciali e direzionali (4.400 mq); un centro commerciale (4.500 mq), ospitato nell’ex Caserma Matter restaurata e riaperta al pubblico. L’investimento complessivo, sostenuto interamente dalla Fondazione di Venezia, si aggira attorno ai 100 milioni di euro.


Qui l'articolo: Un concorso per un nuovo museo a Mestre.

Qui il sito di riferimento: www.fondazionedivenezia.org

mercoledì 17 febbraio 2010

GREEN PALLET

shipping-pallet
Nelle mie ricerche per trovare sempre nuovi spunti per proseguire l’impegno ambientale di Ambiente Ufficio mi era venuta questa idea:
“Il pallet dal cuore verde “
E’ un progetto promosso da un’azienda leader nell’eco-progettazione di pallet in legno. Lo scopo del progetto naturalmente è quello di ottenere questo articolo da imballaggio, ampiamente utilizzato a livello mondiale, utilizzando solo materie prime provenienti da boschi e piantagioni gestiti in modo sostenibile.
Il Green Pallet assume pertanto una forte valenza ecologica che valorizza il prodotto trasportato ma anche l’impresa che lo sceglie , dimostrando la propria responsabilità sociale ed il proprio impegno nella difesa degli ecosistemi.
Vi riporto alcuni dati così come li ho letti “Il Green Pallet, rispetto al pallet tradizionale, permette un miglioramento della qualità della salute umana (Human Health). Il valore di tale indicatore si riduce del 48%, ma si rilevano risparmi del 50,4% di emissioni di CO2 , una riduzione del 46,3 di risorse fossili ed una diminuzione del 45.,% dell’impatto ambientale
Potremmo sostenere questo progetto divulgandolo tra i ns. fornitori ed invitarli ad aderire utilizzando appunto questi imballaggi eco-sostenibili, potremmo essere anche più “attivi”  inserendo questi Green Pallet all’interno del ns. punto vendita ed usarli come espositori per alcuni ns. prodotti (ad es. le sedute),

mercoledì 3 febbraio 2010

Il bianco spopola

Piccola premessa:
da qualche mese ho inserito in Google Alert le parole "Ambiente Ufficio", "Unifor", "Vitra" e tanto per non sbagliare anche "Carlo Manara".
Facendola facile Google Alert è un programma che controlla se in internet si usan
o le parole da te richieste. Così posso sapere subito se qualcuno parla male di me;-)

A parte scoprire alcuni omonimi da qualche mese ricevo anche le notizie in cui vengono citate la Unfior e la Vitra, e propio da queste ho scelto di condividere questo bel servizio apparso sul supplemento di arredo on line del corriere della sera:



Abitare su due livelli




Cito:
[...] E all’insegna del total white è anche la sala da pranzo, con il tavolo “Less” disegnato da Jean Nouvel per Unifor, sedie "Laleggera" di Riccardo Blumer per Alias e lampade a sospensione “SkyGarden” di Marcel Wanders per Flos.


Qui le altree belle foto e l'articolo

martedì 2 febbraio 2010

lunedì 1 febbraio 2010

foto del lunedì

Bravo Carlo condivido è proprio una bella casa, peccato che abbia una camera sola.
Deezen design è proprio una bella fonte di ispirazione per immagini e progetti.
Complimenti

La foto del lunedì



Townhouse in Landskrona by Elding Oscarson

Una delle più belle realizzazioni che abbia visto ultimamente.

Qui
le foto, piante e altro.

Via DEZEEN

d i s c l a i m e r

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